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I processi cognitivi ed i computer

I sogni rappresentano, in buona misura, il lavoro del potenziale intellettuale dei processi cognitivi nel momento in cui crea archivi di dati, come nei computer.

Copertina del libro Il cervello umano ed i computer. Testa del robot con lo schermo del computer.

 

IL CERVELLO ED I COMPUTER MODERNI

TEORIA COGNITIVA GLOBALE

Autore: José Tiberius

 

 

2.d.2. Il cervello ed i computer moderni

Questa caratteristica si può osservare facilmente sia nell'intelligenza che nella memoria. La prima si sostiene sulla seconda per non ripetere inutilmente molteplici operazioni, giungendo perfino alla creazione di quelli che possiamo definire sottoprogrammi di esecuzione automatica, come le risposte predefinite per differenti situazioni durante la guida.

Potremmo pensare che quasi la metà della memoria si dedica a conservare informazione di relazioni di sostegno diretto dell'intelligenza, indipendentemente dal fatto che la stessa informazione delle percezioni si trovi immagazzinata in base a un multiple sistema di riferimenti.

Anche la memoria, o più precisamente il gestore della memoria, cercherà di conservare soltanto l'informazione che considera rilevante, che non sia già presente, o di conservarla unitamente a un'informazione simile in modo da aggiungere un dettaglio a quella esistente. Ritorneremo su questo tema più avanti, quando ci occuperemo dei tipi di memoria.

 
 

2.d.3. Processi cognitivi

È possibile che il pensiero cosciente non sia unico, ossia che non segua nella sua totalità la stessa linea argomentativa, ce ne possono, infatti, essere due o più simultaneamente; non solo, direi che ce ne sono sempre almeno due. Sarebbe come l'esistenza di un pensiero non del tutto inconscio, anche se in un secondo piano.

Non dobbiamo confondere questa circostanza con le situazioni nelle quali stiamo pensando a due cose alla volta, caso in cui entrambe le cose si troverebbero sul primo livello di pensiero.

Da una parte si utilizzerebbero le capacità cognitive, comprese le risorse inutilizzate del sistema, e dall'altra avremo sempre in mente un'idea quando decideremo di smettere di pensare a qualcosa o quando avremo raggiunto il nostro scopo mediante un ragionamento.

Quando la mente rimane in bianco, può essere dovuto alla conclusione dei due pensieri simultanei, anche se credo che sia dovuto al tentativo di ritornare indietro nella sequenza del pensiero, ciò che non è sempre facile o fattibile.

Che i computer si comportino in modo simile e che diventino sempre più complessi da questo punto di vista, non necessita di ulteriori spiegazioni.

 
 

2.d.4. Mantenimento della capacità intellettuale

Vista la complessità del sistema intellettuale del nostro cervello e la necessità mantenere un'alta operatività in rapporto agli orizzonti temporali dell'informazione, al sistema occorre ristrutturarsi giornalmente. Tale funzione di pulizia si compie soprattutto mentre si dorme.

Los Angeles - Skyline (Immagine di dominio pubblico)
Los Angeles - Skyline

Forse la ragione principale per cui dobbiamo essere addormentati è che la memoria di lavoro e la capacità relazionale sono libere da molteplici compiti e che, allo scopo di utilizzare l'esperienza quotidiana e la sua analisi per un'eventuale memorizzazione, sono necessarie entrambe le suddette capacità e con molta energia disponibile.

I sogni rappresentano in buona misura il lavoro svolto dal gestore della memoria quando archivia determinati dati. Quando non sa esattamente cosa fare, poiché non ha informazione sufficiente, ricrea una situazione e cerca di costringere l'intelligenza a decidere, questa decisione avrà delle ripercussioni sul modo di memorizzare l'informazione. In questo modo riuscirà a cancellare la memoria a breve termine e a non perdere informazione considerata importante o a non dover conservare provvisoriamente tutta l'informazione relativa ad un certo tema.

Nei temi complessi, dove l'intelligenza non offre una decisione chiara e definitiva, il sogno può essere ricorrente. Molto probabilmente si tratta di un tema importante e dalla risoluzione presa dipenderà la registrazione in luoghi della memoria diversi da quelli di molte altre informazioni, o si rifletterà sulla configurazione di una delle dimensioni sulle quali si fondano moltissimi riferimenti.

Il grado di difficoltà di alcuni problemi relazionali può essere talmente grande che, in determinati momenti, la soluzione più veloce di un problema è dimenticarlo o riprovarci più tardi, soprattutto dopo aver dormito. Qualsiasi programmatore esperto sa che, di fronte a un problema elementare che pare irrisolvibile, bisogna sempre contemplare la possibilità di spegnere il computer e riprovare più tardi.

La spiegazione è dovuta al fatto che, nel primo caso, dopo aver dormito è stata cancellata la memoria a breve termine e se si analizza nuovamente il problema si caricherà tutto ciò che ne è in rapporto e a seconda della priorità o dell'importanza di ogni elemento, ciò che faciliterà notevolmente l'analisi.

Nel caso del computer, dopo averlo spento e riacceso, sono scomparsi tutti i programmi e le variabili in memoria, e si caricheranno soltanto i programmi e le variabili necessarie, in modo da assicurarci di avere memoria libera e senza che nessuna delle variabili possa avere valori errati che eventualmente prodottisi nelle diverse prove che effettua un programmatore nello sviluppo dei programmi.

Un altro esempio, anche se diverso, è quello dell'occhio umano. Esso si adatta nel miglior modo possibile a cambiamenti bruschi della luminosità mediante l'apertura e la chiusura delle palpebre; ossia, riavviando il sistema. Questo è importante per coloro che guidano per un periodo prolungato di notte. La luce dei fari delle macchine che circolano in senso opposto e di quelle che ci sorpassano provoca cambiamenti bruschi della luminosità, i quali stancano gli occhi.

Tuttavia, è curioso constatare che se in caso di un cambiamento brusco della luminosità si battono le palpebre proprio nel momento del cambiamento, la fatica dell'occhio e il fastidio che ne derivano si riducono a un terzo o meno. Ciò significa che esistono meccanismi di adattamento alla luminosità e che sono ottimizzati per essere eseguiti partendo dall'oscurità e che non stancano l'occhio, in modo tale da essere più efficaci nelle circostanze adeguate.